Un po’ di chiarezza…
Negli ultimi giorni si leggono diversi interventi sul presunto stato irreversibile della nostra razza, con citazioni di numeri (che in realtà sono leggermente diversi) ed impressioni personali, che appunto restano tali.
Per prima cosa vorrei analizzare il discorso del cambio del nome che, anche se qualcuno sostiene che “sia uno strumento diversivo per distogliere l’attenzione dalla gravissima condizione in cui versa la razza”, è in realtà, ad oggi, una questione centrale del mondo PMA e del club.
Ricordando che l’ Art. 1 del nostro statuto recita testualmente:
“..omissis.. l’associazione specializzata denominata CIRCOLO DEL PASTORE MAREMMANO-ABRUZZESE ..omissis…ha come fine il miglioramento genetico delle popolazioni, lo studio, la valorizzazione , l’incremento e l’utilizzo della razza del cane da pastore maremmano-abruzzese, in armonia con la funzione e con la storia millenaria della razza …omissis…”
Non posso pensare che dare il VERO nome al cane da pecora d’Abruzzo, ridargli la giusta collocazione storico/culturale, sia un’ azione campanilistica;
Non posso pensare che non sia “autorevole” l’operato del Circolo solo perché ha preso come impegno riportare la verità storica di una razza che per 61 anni ha dovuto vivere all’ombra di un prefisso quanto meno improprio.
Posso solo affermare che questo gruppo di persone si è preso un impegno e che lo porterà a compimento fino in fondo; un impegno che nessuno si era preso fin’ ora perché politicamente scomodo, perché burocraticamente complesso, perché facilmente criticabile.
A noi non interessa tutto ciò, ci proviamo perché è la verità, ci proviamo perché ce lo chiede la nostra coscienza in rispetto dell’ art. 1 dello statuto sociale;
Ci proviamo perché oltre ai 51 cani iscritti a catalogo e presenti al Raduno di Campo Felice del 06/07/2019, c’ erano fuori dal ring almeno altri 30 soggetti con i loro proprietari che per scelta non hanno voluto più certificare i loro cani, che per scelta, dunque, non sono voluti entrare nel ring, in segno di protesta verso quel nome tanto “campanilisticamente” non rappresentativo del loro cane… ma erano lì.. erano e sono dietro le quinte, pronti ad entrare in scena appena qualcosa cambi…e come loro ce ne sono molti altri… altri che aspettano di salire sul carro del vincitore, da qui l’esortazione a tesserarsi al circolo e non rimanere nell’ ombra come si è fatto per troppo tempo , perché l’unione fa la forza, e la forza aiuta ad ottenere il risultato finale… nuova linfa per la razza? Nuove prospettive? Secondo me si, una nuova ripartenza per una razza che, anche geneticamente, ha ancora molto da dare….. Veritas filia temporis….
Dicevamo nuova linfa per la razza, da promuovere con le iscrizioni all’ RSR;
RSR che dovrebbe essere concesso a quei soggetti di non nota genetica e di buona tipicità, al fine di apportare nuove buone qualità in riproduzione; certamente l’ RSR non è fatto come mezzo riparatore alle mancanze di qualche allevatore, infatti in quest’ottica ed al fine di garantire la genuinità dei cani presentati in questa classe, noi come club proponemmo il deposito del DNA per tutti i soggetti a cui fosse stato rilasciato il C.T. (Certificato di Tipicità), richiesta poi non concessa da parte dell’ Ente, poiché inapplicabile per una sola razza essendo il riconoscimento, aperto a molte altre razze.
Alcune perplessità mi sorgono sui numeri sparati un po’ lì a caso e sugli effetti che questi avrebbero determinato sullo stato attuale della razza.
Analizzando le cucciolate degli ultimi decenni quelle che avevano numeri superiori ai 3000 iscritti (mai 4000) risultano quelle di metà anni 80… dove era di gran moda il PMA e dove non erano così diffuse tutte le razze disponibili di oggi, ma allo stesso tempo in quel periodo, il nostro cane acquisì la tragica nomea di cane squilibrato (più richiesta, uguale più allevatori dell’ ultima ora, uguale meno qualità dei soggetti), quindi grandi numeri non sono sempre sinonimo di indici positivi né tanto meno di qualità dei soggetti prodotti, anzi, probabilmente è vero il contrario.
Da allora ci fu un’ inesorabile declino per passare poi ai tristi 490 iscritti degli inizi 2000 (2004 se non erro). Dopo il 2006 i numeri iniziarono a risalire fino ad arrivare ad essere più che raddoppiati, con 1100 iscritti nel 2018.
Ad oggi non mi sembra tragica la situazione numerica del PMA, 4° per iscrizioni del Gruppo 1 dove ci sono razze come il Border Collie, il lupo Cecoslovacco che sono in voga adesso o come il Pastore Tedesco che lo è sempre stato; 6° tra le 16 razze Italiane sorpassati solo dalle diverse varietà di Segugio, dal Lagotto Romagnolo, dal Cane Corso e dal Maltese, rimanendo in tutto ciò primi tra i cani difensori delle greggi.
Cosa significa tutto ciò? Sicuramente che il pma si sta riprendendo il suo spazio e che sta man mano riconquistando la fiducia delle persone, questo sicuramente anche grazie all’attenzione verso il carattere che tutti gli allevatori ha messo nel selezionare i propri soggetti, ma molto probabilmente anche dai mezzi che il club ha messo in campo nel corso degli anni per testare l’equilibrio caratteriale come, ad esempio, il TMC.
TMC introdotto da Allemand, inserito come requisito per l’ottenimento del titolo di Campione Italiano di bellezza, tolto, poi reintrodotto dall’ ultimo Consiglio Direttivo, è stato integrato con il controllo dell’ esame per la displasia del gomito, per il deposito del DNA e per la carta dentaria, a testimonianza che il percorso intrapreso ad inizi 2000 da Sandro Allemand e dal suo consiglio era giusto,lo abbiamo integrato, ci abbiamo creduto e continueremo a farlo nell’ottica della benessere fisico e psichico del cane.
Ho sentito poi dire che oggi ci sarebbe una sconcertante disomogeneità di tipo, una scoperta allarmante…. Sinceramente la disomogeneità di tipo per una razza come la nostra con una forte variabilità genetica, è un dato di cui inevitabilmente bisogna tenerne conto, ma non è la scoperta dell’ America…c’è sempre stata e sempre ci sarà…ricordo vecchie foto con ring gremiti di cani ognuno diverso dall’altro .. da una parte Lucky di Nivenus, Venus di Nivenus, Mille Miglia di Selvaspina e dall’altra Canassone , Rampone, Ungaro …. Cani diametralmente opposti…..Di cosa ci stiamo meravigliando oggi? Di nulla…di qualcosa già visto e che probabilmente si rivedrà…
il tipo di oggi ,personalmente, lo vedo molto più aderente allo standard rispetto al passato.
I risultati che emergono dai raduni di razza, è un’ indicazione chiara, un input di selezione che il club di razza fornisce; ad oggi in queste manifestazioni mi sembra vengano premiati sempre cani dello stesso tipo. Più che della disomogeneità di tipo, io mi preoccuperei della disomogeneità di giudizio da parte dei giudici non specialisti, rispetto alle valutazioni espresse nei Raduni, tutto questo rende la valutazione oggettiva del proprio cane, assai difficile all’occhio del neofita che inevitabilmente tenderà a credere più facilmente ad un Eccellente preso in Nazionale piuttosto che ad un Molto Buono preso in Raduno.
Detto questo, non possiamo non dire che la qualità dei cani prodotti e premiati si può e si deve migliorare, così come sicuramente dobbiamo invogliare il singolo, per mezzo delle nostre attività, ad associarsi al circolo ma è pur vero che non sono più i tempi di una volta a livello economico, questione che ha influito non poco, anche sulla presenza e l’ assiduità in expò, alla luce del fatto che le stesse, tra Nazionali ed Internazionali, sono passate da poche decine degli anni 80/90 ad oltre 140 in un anno di oggi.
Mauro di Fonzo
Vicepresidente CPMA