LA FUNZIONE DEL CANE DA PASTORE MAREMMANO-ABRUZZESE
Il compito fondamentale del cane da pastore maremmano-abruzzese e la sua stessa ragione di vita è la difesa del bestiame dai predatori ed in particolare dal lupo, che da sempre rappresenta una minaccia per il bestiame domestico.
L’utilizzo del cane guardiano del gregge, tradizionale usanza della zootecnica appenninica, rappresenta il metodo di salvaguardia più efficace ed ecologicamente più corretto per limitare i danni provocati dal lupo all’allevamento brado, in particolare ovino. In un’epoca di rinnovata sensibilità ambientale la funzione del cane da pastore maremmano-abruzzese acquista un significato particolarmente rilevante, poiché la sua presenza favorisce la convivenza pacifica tra uomo e lupo condizione indispensabile perché quest’ultimo possa stabilirsi permanentemente in un territorio.
Il cane da pastore maremmano-abruzzese è utilizzato con risultati positivi anche contro altri predatori selvatici quali l’Orso, mentre in America è usato con successo contro il coyote ed il Puma. L’attività di protezione dei cani da pastore maremmano-abruzzese viene esercitata anche nei confronti dei cani inselvatichiti che , agendo in branchi spesso numerosi, sono molto più dannosi per le pecore dei lupi (l’80% dei danni sugli ovini sono imputabili ai cani). Inoltre i danni che questi cani “vaganti” producono nell’allevamento ovino vengono sovente attribuiti al lupo ingenerando una ingiusta ostilità nei confronti del selvatico.
COME DEVE ESSERE IL CANE DA DIFESA DEL GREGGE
Un buon pastore maremmano-abruzzese deve possedere un forte senso di protezione e di “devozione” verso le pecore ed assoluta assenza di istinto predatorio. La sua taglia è grande e la sua conformazione è potente. Il colore del mantello è bianco perché più accettato dalle pecore e perché permette ai pastori di distinguere facilmente il mantello del cane da quello del lupo anche con la sola luce lunare . Il suo pelo è lungo e folto per proteggerlo dalle intemperie.
Il cane deve essere molto coraggioso, ma la sua aggressività deve essere naturalmente bilanciata da un grande equilibrio caratteriale. Esso deve avere una grande capacità di iniziativa che lo porta ad agire in autonomia senza bisogno del comando del pastore. Le qualità “morali” che un p.m.a. deve possedere per svolgere il suo compito sono state pazientemente selezionate nel corso dei secoli e sono scritte nel suo codice genetico. Esse sono quindi innate e si sviluppano spontaneamente durante la crescita.
Il p.m.a. è pertanto in grado di svolgere istintivamente il suo compito di guardiano, se inserito correttamente e nella giusta età nel gregge e l’intervento dell’uomo deve limitarsi all’insegnamento di pochi comandi di base necessari a controllarne l’aggressività e ad affermare la dominanza sull’animale, sempre però nel rispetto della sua autonomia e della sua indipendenza.